Il nuovo terzo settore, la riforma chiama i professionisti

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In breve

La riforma impone nuovi obblighi sul piano della trasparenza e sul piano del controllo.

Un ruolo importante in questa riforma spetta ai professionisti, ovvero notai e commercialisti. Infatti la maggiore domanda di consulenza professionale da parte degli enti del terzo settore ha indotto diversi studi a dotarsi di professionalità adeguate per fornire una consulenza migliore. I notai ad esempio, sono chiamati in causa su diversi fronti, come sulla verifica del patrimonio minimo per le associazioni e le fondazioni già dotate di personalità giuridica, e sull’acquisto della personalità giuridica per le associazioni e fondazioni che ancora non la abbiano, attraverso l’iscrizione al registro unico.

Il compito dei professionisti sta nel seguire gli enti nell’aggiornamento degli statuti. <<L’ aggiornamento degli statuti degli enti del terzo settore significa cambiare lo statuto e adottare una nuova organizzazione, ristrutturando l’ente dal punto di vista funzionale>> spiega Maurizio Postal, componente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. La mancata attuazione della parte fiscale della riforma, che necessità dell’approvazione della Commissione europea, mai chiesta dal governo italiano, rappresenta un problema e una fonte di certezza per gli enti del terzo settore, che devono individuare la sezione del registro unico nella quale iscriversi. Il mancato completamento del quadro fiscale, è una criticità della riforma, come sottolinea il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti.

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