Asd, decisiva la qualifica di ENC

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In breve

Corte di Cassazione: le Associazioni Sportive che perdono la qualifica di ente non commerciale, vengono trasformate in società di fatto

Perdere la qualifica di Ente Non Commerciale (ENC) comporta per le Associazioni Sportive Dilettantistiche la riqualifica in società di fatto.

Questa decisione, comunicata dalla Corte di Cassazione l’11 gennaio scorso con l’ordinanza 546, riguarda il disconoscimento della natura non commerciale dell’ente sulla base dell’accertata mancanza di democraticità e partecipazione nell’associazione, violando l’art 148 del TUIR.

Inoltre, l’intenzionale esercizio in comune tra i soci di attività commerciale rientra nell’applicazione del regime di trasparenza dell’art. 5 del TUIR.

La perdita della qualifica di Ente Non Commerciale provoca alle Associazioni Sportive Dilettantistiche la cessazione dei benefici fiscali che spettano a queste tipologie di enti.

Quando le Associazioni Sportive perdono la qualifica di Ente non Commerciale

Secondo l’art 149 del TUIR, il mutamento della qualifica avviene qualora l’ente eserciti prevalentemente attività commerciale per un intero periodo d’imposta tra cui:

  • prevalenza delle immobilizzazioni relative all’attività commerciale, al netto degli ammortamenti, rispetto alle restanti attività;
  • prevalenza dei ricavi derivanti da attività commerciali rispetto al valore normale delle cessioni o prestazioni afferenti le attività istituzionali;
  •  prevalenza dei redditi derivanti da attività commerciali rispetto alle entrate istituzionali, intendendo per queste ultime i contributi, le sovvenzioni, le liberalità e le quote associative;
  • prevalenza delle componenti negative inerenti all’attività commerciale rispetto alle restanti spese.

In questo caso , l’ente ha l’obbligo di comprendere tutti i beni facenti parte del patrimonio nell’inventario entro sessanta giorni dall’inizio del periodo di imposta in cui ha effetto il mutamento.

Le Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) e gli enti ecclesiastici non rientrano in questa regola generale, riuscendo a mantenere lo status fiscale di enti non commerciali, anche in caso di svolgimento di attività commerciale in forma prevalente (art. 149 TUIR comma 4).

La Corte di Cassazione non solo giunge alla decisione di inquadrare l’associazione come ente non commerciale, ma qualifica la stessa come società di fatto. Decisione probabilmente influenzata da una serie di circostanze di carattere sostanziale che emergono dall’ordinanza.

Tuttavia come appare condivisibile assoggettare l’ente che rientra in questa situazione alla tassazione, meno lineare risulta quella di riqualificarlo come società di fatto.

Perchè non convince la qualifica in società di fatto?

La partecipazione effettiva alla vita associativa costituisce uno degli elementi per rientrare nell’agevolazione fiscale dell’art 148 del TUIR e la sua assenza ne comporta il venir meno.

Gli enti che mantengono la qualifica di “non commerciali” in assenza di questa condizione, vedranno assoggettate a tassazione le entrate di natura corrispettiva senza alcuna deroga.

Dunque, l’obbligazione tributaria resta in capo all’associazione con un limite:

  • In caso di inadempimento rispondono, sotto il profilo civilistico, personalmente e solidalmente anche le persone che hanno agito per conto e in nome dell’associazione (art 38 del Codice Civile)

In base alle informazioni emerse dall’ordinanza, non convince molto il principio di diritto espresso dalla Corte.

Infatti, il mutamento della qualifica fiscale non dovrebbe essere sufficiente a trasformare l’ente in una società di fatto, ne consegue la tassazione per “trasparenza” dei soci.

Il Sole 24 ore del 14 gennaio 2023 “Associazioni Sportive, decisiva la qualifica di ente non commerciale” di Jessica Pettinacci e Gabriele Sepio

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