Caso Ferragni, il Terzo Settore è una garanzia per le donazioni

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In breve

Il Caso Ferragni ha fatto emergere la poca trasparenza che c’è nelle donazioni, ma nel Terzo Settore esistono già norme che la garantiscono.

Sono in arrivo nuove leggi per evitare che possano ricapitare nuovi “Casi Ferragni”, onde evitare nuove truffe causate della poca trasparenza.

A differenza di altre realtà, nel Terzo Settore queste garanzie esistono già e sono disciplinate dal Codice stesso.

Il Caso Ferragni

Il “Pandoro Ferragni” era stato presentato come un sostegno per l’Ospedale Regina Margherita di Torino proponendo, di conseguenza, il prodotto ad un prezzo più alto.

Tuttavia, un elemento discutibile è che prima ancora della vendita dei pandori, una somma pari a 50mila euro fosse già donata all’ospedale, escludendo gli acquisti effettivi del prodotto da parte dei consumatori che avevano deciso di contribuire alla campagna di beneficienza.

Il tema della raccolta fondi ha sempre dovuto fare i conti con alcuni aspetti come:

  • Informazioni ambigue o parziali rivolte ai sostenitori;
  • L’effettivo utilizzo delle risorse raccolte.

Nell’era dei social e della digitalizzazione delle raccolte, la comunicazione verso il mercato è diventata rapida ed immediata.

In questo modo, le informazioni si diffondono più rapidamente raggiungendo il maggior numero di persone che, per appoggiare un fatto di cronaca o di interesse sociale, donano.

Infatti, la solidarietà è una spinta emotiva potentissima per attivare la generosità dei donatori ma, anche un boomerang se non si gioca a carte scoperte dovuta dalla poca, o in certi casi nessuna, trasparenza.

Il caso Balocco-Ferragni fa riflettere sul poco rispetto delle regole che disciplinano le donazioni, dimenticando che nel nostro Paese esiste già una grande tradizione legata alla raccolta fondi: il Terzo Settore.

Le regole esistenti

Con il Codice del Terzo Settore, le realtà non profit sono in possesso di norme dedicate alla trasparenza dell’attività di raccolta fondi.

Già la loro presenza è sinonimo di garanzia perchè non si possono slegare dall’applicare le regole di trasparenza per garantire i sostenitori e creare un rapporto di fiducia con i consumatori.

Infatti, una raccolta organizzata da un Ets prevede precise informazioni che riguardano:

  • l’iniziativa proposta –> durata della raccolta, destinatari dei fondi, modalità per eseguire la donazione;
  • se effettuata per specifici progetti–> l’obiettivo da raggiungere, la destinazione delle risorse, eventuali eccedenze (solo se si supera l’obiettivo iniziale) e i tempi previsti per realizzare il progetto;
  • l’accessibilità –> fornire al donante tutte le informazioni in merito all’utilizzo della sua donazione.

A questo si aggiunge anche l’obbligo di registrare a bilancio la donazione, prevedendo anche una rendicontazione da allegare nel caso di raccolte fondi occasionali.

Queste cautele trovano già applicazione dal 2010 nelle Linee guida in tema di raccolta fondi, pubblicate dall’Agenzia delle Entrate per le Onlus, focalizzandosi anche sulle attività di fundraising, effettuate in collaborazione con realtà for profit.

In queste linee guida si sottolinea l’importanza di:

  • effettuare una preliminare indagine conoscitiva dell’impresa;
  • valutare con attenzione se i principi e gli obiettivi delle parti coinvolte sono bilanciate ai fini dell’iniziativa benefica;
  • redigere un apposito e separato rendiconto, entro quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio, facendo risultare chiaramente le entrate e le spese relative a ciascuna celebrazione, ricorrenza o campagna di sensibilizzazione dove si effettuata attività di fundraising.

I benefici fiscali

La trasparenza delle attività effettuate premia i donatori e restituisce una parte dell’importo donato, grazie alla riorganizzazione dei benefici fiscali avvenuta con il Codice del Terzo Settore.

Infatti, l’art. 83 del Cts incentiva questi comportamenti garantendo la possibilità di dedurre l’intero importo donato entro il 10% nella dichiarazione dei redditi. Le persone giuridiche, invece, possono fruire della stessa agevolazione o di una detrazione pari al 30% di quanto donato (35% per le Odv), entro il limite di 30mila euro annui.

La raccolta fondi e il mercato

Le dinamiche di trasparenza cambiano notevolmente quando l’attività di fundraising è condotta da un soggetto profit o da un ente che non è tenuto al rispetto delle disposizioni del Terzo Settore.

Comunque, la raccolta si può svolgere in massima chiarezza rendicontando a dovere l’attività nel rispetto dei donatori a cui, in questo caso, spetta il compito di verificare quali sono le effettive regole che l’azienda, o l’ente, intende seguire per garantire trasparenza.

Se l’iniziativa di raccolta fondi parte da un’azienda profit a sostegno di realtà impegnate in attività di interesse generale, ma al di fuori degli enti del Terzo Settore, come nel caso Ferragni, è possibile godere di benefici fiscali.

Nel “Pandoro Ferragni”, il beneficio era orientato a favore della ricerca scientifica che gode di propri benefici fiscali per chi dona.

Infatti, un’impresa può dedurre l’importo erogato in favore di organizzazioni impegnate in ricerca scientifica entro il 2% del reddito dichiarato. Invece, una persona fisica può dedurre le liberalità erogate , tra gli altri, ad enti di ricerca pubblici.

Le proposte per evitare un nuovo “Caso Ferragni”

Tuttavia, con o senza il Terzo Settore, nei casi finora analizzati il rispetto delle regole di trasparenza assume connotazioni e garanzie piuttosto diverse.

Per un’azienda che promuove la raccolta, o per un ente non iscritto al Runts, potrebbe essere importante dichiarare di seguire le linee guida degli Ets o, comunque, indicare con precisione quali sono le regole della raccolta e le garanzie per la trasparenza.

Per esempio, quanto appena detto si può fare andando ad indicare:

  • la durata della raccolta fondi;
  • chi sono i destinatari dei fondi;
  • come vengono investite le risorse raccolte;
  • quali sono i risultati raggiunti.

Altrettanto importante sarebbe tenere traccia delle attività erogative con sistemi di rendicontazione separati, come già avviene per gli Ets.

Per garantire trasparenza, affidabilità e certezza dell’attività benefica esercitata dalle imprese for profit, che investono anche nella propria reputazione sociale, farebbe la differenza utilizzare linee guida ad hoc sulla trasparenza e sulla legalità con una rendicontazione separata e distinta, tracciando le erogazioni effettuate e le entrate derivanti dalla raccolta.

Quindi, con un mercato sempre più attento all’impegno in ambito di “sostenibilità” occorre rendere chiari e visibili gli obiettivi raggiunti, perché chi dona sta investendo su tanti fattori tra cui anche la fiducia, indipendentemente dal promotore della raccolta.

Fonte sito web VITA.it “Caso Ferragni, donazioni? La garanzia è il Terzo Settore” del 12 Gennaio 2024 a cura di Gabriele Sepio

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